Autore: Leonardo Sciascia
Editore: Adelphi
Pagine: 137
Anno edizione: 2002
Categoria: Giallo – Poliziesco – Noir

RECENSIONE
Di questo romanzo breve sulla mafia, apparso per la prima volta nel 1961, ha scritto Leonardo Sciascia: “… ho impiegato addirittura un anno, da un’estate all’altra, per far più corto questo racconto. Ma il risultato cui questo mio lavoro di ‘cavare’ voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente, colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio”.

“Il giorno della civetta” è uno dei romanzi più importanti dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia e una fra le prime, se non la prima per eccellenza, grandi opere che ruotano attorno al delicato tema della mafia. L’autore impiega un anno per scriverlo; composto nel 1960, ma pubblicato l’anno successivo, nel 1961, in un’epoca in cui il problema della mafia non veniva minimamente affrontato, anzi, piuttosto si preferiva evitarlo, esso si ispira ad un fatto di cronaca nera avvenuto nel gennaio del 1947 a Sciacca, ossia l’omicidio di mafia di un sindacalista comunista, Accursio Miraglia. La vicenda si svolge  attorno agli anni ’60 (tale dato non è fornito direttamente dall’autore, tuttavia può essere dedotto facilmente in quanto si fa riferimento al governo di Palmiro Togliatti) nella provincia di Palermo – tuttavia Sciascia non ci dà ulteriori informazioni (nelle pagine iniziali del romanzo lo scrittore cita la contrada Fondachello, situata nei pressi di Santa Flavia e si leggono B. , S. , C. , ossia le iniziali dei paesini in cui si svolge la storia, ma tale scelta è giustificabile in quanto vuole generalizzare il problema e quindi per non circoscriverlo ad un’unica area geografica) – e tratta dell’assassinio di Salvatore Colasberna, un presidente di una piccola cooperativa edilizia, la Santa Fara, e il Capitano Bellodi, un ex partigiano di Parma, si occupa del caso. Contemporaneamente viene ucciso un altro uomo, un contadino, Nicolosi, il quale aveva visto uno dei due assassini, e, poco dopo, Parrinieddu, il confidente (spia) dei carabinieri. Grazie alle informazioni della vedova Nicolosi, il Capitano Bellodi riesce ad individuare l’esecutore dell’omicidio, Diego Marchica. Proseguono le indagini e il protagonista finalmente riesce a riconoscere i mandanti, don Mariano e il “Pizzuco”, dai quali Colasberna aveva rifiutato la protezione.
Tuttavia, più si va avanti con le indagini e più la situazione si complica per Bellodi, il quale viene mandato in licenza per malattia e ritorna nella sua città, Parma, nella quale viene a conoscenza che tutto il lavoro che aveva svolto in Sicilia non è servito a nulla e che tutte le colpe sono state riversate sulla vedova Nicolosi, accusata di omicidio del marito assieme al suo presunto amante, Colasberna. Il passo successivo è spiegare la scelta del titolo, “Il giorno della civetta”: per Sciascia la civetta è la metafora letteraria della mafia, in quanto, come la mafia, la civetta è sempre in agguato – anche se è nascosta – ed è pronta ad intervenire e a stravolgere il sistema. Dalla lettura del romanzo inoltre emerge il fatto che l’unico personaggio femminile della storia è la vedova Nicolosi, ciò, a mio avviso, sta a dimostrare la forza, la tenacia e la sicurezza di questa donna, un’autentica eroina dell’Italia del Sud che riesce a farsi valere nonostante le avversità quotidiane. La focalizzazione del romanzo è prevalentemente esterna, ossia l’autore si limita a presentare e a raccontare i fatti, non interagisce e non interviene nella vicenda narrata, inoltre sono inserite molte espressioni tipiche siciliane, spesso in dialetto che rendono, da una parte, il romanzo decisamente realistico e veritiero, ma, dall’altra, il linguaggio del romanzo non troppo accessibile. Per cui “Il giorno della civetta” è un romanzo indubbiamente impegnativo, la cui lettura non è facile ed immediata, tuttavia rimane pur sempre un’opera importantissima della letteratura italiana ed una delle più significative testimonianze sulla mafia, fenomeno che ancora oggi è al centro di molte discussioni. Si ricorda inoltre che dal romanzo è stato tratto l’omonimo film di Damiano Damiani del 1968, in cui un fiero Franco Neri interpreta il Capitano Bellodi e una splendida Claudia Cardinale la vedova Nicolosi.